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Archive for the ‘storia della letteratura’ Category

Poiché il primo amore non si scorda mai (vale a dire gli haiku, cioè la ragione per cui mi sono avvicinata alla letteratura giapponese), vi segnalo la presentazione di Haiku. Estetica e poetica (Empiria, pp. 101, € 18), volume fresco di stampa e frutto della giovane e promettente Maria Rosa Piranio. L’evento si terrà giovedì 28 ottobre, alle ore 18,30, presso la libreria Empiria (via Baccina 79, Roma).
Questa la presentazione dell’editore:

Questo testo è una profonda riflessione sull’essenza dello haiku basata su estetica e poetica, due categorie ormai entrate nel vocabolario dei critici giapponesi, che aprono un nuovo scorcio nello studio di questa complessa forma di poesia, lontano da esotismi e da esemplificazioni. “Ci sono due momenti nella realizzazione dello haiku: uno di fruizione dell’esperienza estetica, l’altro di stesura” afferma l’autrice, svecchiando tra gli altri il vecchio stereotipo secondo cui lo haiku è soltanto l’immediata descrizione di una scena. Vengono inoltre riesaminati i termini usati dalla critica occidentale nell’analisi dello haiku, mettendone a fuoco la natura e la relazione tra il contenuto e la forma. Un’analisi precisa e argomentata, che si conclude esaminando nuove possibilità di traduzione in italiano e in generale nelle lingue alfabetiche: traduzione poetica e traduzione visuale secondo la sezione aurea.

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In un paese come l’Italia, fa davvero piacere vedere riconosciuti i meriti di una grande studiosa. E’ per questa ragione che vi presento volentieri Un’isola in levante. Saggi sul Giappone in onore di Adriana Boscaro, a cura di Luisa Bienati e Matilde Mastrangelo (ed. Scriptaweb, pp. 488; cliccando qui si può acquistare il volume in brossura e consultarne una copia online per 18 mesi, per il costo totale di 58 €).
Questo il ricchissimo sommario di un’opera certamente molto interessante:

Il Giappone antico
– Maria Teresa Orsi, Il Genji monogatari letto da lontano
– Sagiyama Ikuko, Hajitomi: la dama Yūgao nel teatro nō
– Carolina Negri, Donne che soffrono per le incertezze dell’amore e del matrimonio. Il destino di Murasaki no ue
-Appunti sull’imitazione di Ono no Komachi nel Gosenshū eoltre
– Poesia e poeti nei drammi storici di Chikamatsu Monzaemon
– Un rebus di sapienti bugie: Ono no Bakamura uso ji zukushi e la “parodia globale” nellaletteratura di periodo Edo
– Annotazioni per la morfologia di una Gozan bunka
– Composizione poetica e relazioni internazionali nel Giappone del periodo Nara
– Un caso di mistificazione storiografica: Kōken-Shōtoku tennō
– Cavalli e cavalieri nell’immagine artistica giapponese
– Gli studi tassonomici sulla lingua giapponese classica e l’origine del termine wakan konkōbun
– Il Rāmāyaṇa in Giappone. Considerazioni preliminari
dall’India al Giappone
– Note sulle pene in epoca Tokugawa
– Il Giappone e i gesuiti al loro primo incontro
– Il gesuita Camillo Costanzo e la controversia sulla terminologia cinese
– La lingua giapponese vista dagli europei nei secoli XVI e XVII

Il Giappone moderno
– Instants volés. Il Giappone di Nicolas Bouvier
– Spazio del romanzo e spazio urbano: Chijin no ai di Tanizaki Jun’ichirō
– Kyōko no ie di Mishima Yukio: la casa come struttura narrativa
– Tanin no kao: storia di un connubio sperimentale tra cinema, musica e letteratura
– Straniera, dappertutto: la ri-scoperta dell’immaginario culturale giapponese in Inu muko iri di Tawada Yōko
– Comunicare senza parole di Ozaki Kōyō
– Nella porta di pietra. Interpretazione di un’opera di pittura e di poesia di Natsume Sōseki
– Lo scrittore abita qui. Shiba Ryōtarō, i libri e l’architetto
– L’estetica del mostruoso nel cinema di Miyazaki Hayao
– Umorismo e cinema: la commedia ‘irriverente’ in Giappone
– Perché un nuovo dizionario Giapponese-Italiano
– Casi, ruoli semantici e schemi grafici nell’insegnamento dei verbi giapponesi
– Introduzione a La filosofia della storia
– La reinvenzione della memoria nel discorso religioso del Giappone contemporaneo
– Depoliticizzazione e destoricizzazione di un ‘paradiso tropicale’: la rappresentazione di Okinawa nei media e nella cultura popolare del Giappone
– Economisti pentiti: la “conversione” (tenkō) di Nakatani Iwao

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Ecco qui un’interessante introduzione alla letteratura giapponese di Virginia Sica, docente di Cultura giapponese presso l’Università Statale di Milano, apparsa nelle pagine di Treccani scuola.

Familiarizzarsi con esempi letterari giapponesi può aiutare a modificare l’inesatto e deviante modello di esotico ‘oriente’ del nostro immaginario collettivo, favorito soprattutto (ma non solo) dai manga e dagli anime, quelle produzioni mediatiche, cioè, che hanno avviato una nuova era di japonisme. Quindi, perché non proporre un indice che spazi dalle origini al contemporaneo e che inviti a riflettere più sulle analogie che non sulle diversità. E i manga? Ben accetti, purché scelti fra la migliore produzione.

La letteratura giapponese fuori dall’immaginario collettivo dell’esotico oriente
L’agile e gradevole Introduzione alla cultura giapponese. Saggio di antropologia reciproca di Nakagawa Hisayasu, (Bruno Mondadori, 2006) rimarca, con misura e ironia, ciò che da (quasi) sempre gli studiosi di ‘cose giapponesi’ ben sanno: che le peculiarità culturali del Giappone vengono percepite come esotiche e appartenenti a un ‘lontano estremo oriente’ sotto l’urto di un’informazione massificante e lacunosa, che travalica nei luoghi comuni. I quali si sommano, ben inteso da entrambe le parti, ai luoghi comuni sul sé e sulla propria identità culturale. Un processo che, la storia ci insegna, viene spesso intenzionalmente assecondato da svariate egemonie, siano esse di natura politica (restyling dell’immagine del Paese sentita come compromessa da eventi storico-sociali) che di natura economica (strategie di marketing connesse alla pulsione al consumo). Un pur elementare approccio alla letteratura giapponese può certamente sembrare problematico quando avulso da un contesto storico; tuttavia, una riflessione sulle analogie con elementi culturali a noi familiari può ridurre la distanza avvertita come invalicabile e fornire risultati stimolanti. E per ogni macro-periodo della storia del Giappone potremmo selezionare efficaci esempi letterari.

Mitologia a confronto
Una delle correlazioni più diffuse e scontate è l’equivalenza fra cultura giapponese, nella sua globalità, e spiritualità buddhista. Allusioni o riferimenti espliciti (quando non addirittura funzionali) sono evidenti in molti manga e anime (fumetti e cartoon giapponesi) e nell’ambito dei media indirizzati alle utenze più varie. Del macrocosmo buddhista, poi, la spiritualità, l’etica e l’estetica cui in maggior misura si fa riferimento sono quelle attinenti allo zen, tralasciando che la cultura giapponese si è nutrita di apporti autoctoni (già preesistenti all’introduzione dalla Cina – mediata dalla Corea – del Buddhismo, nel corso dei secoli IV-VI) e continentali sapientemente amalgamati. Così, senza rinnegare il contributo culturale veicolato dagli ambienti buddhisti fin dalle origini delle fonti scritte giapponesi, ci si può accostare a quella letteraria più antica, il Kojiki (“Racconto di antichi eventi”), per familiarizzarsi con lo shintoismo, la forma di religiosità più antica del Paese, e stimolare una comparazione con i miti nostrani. Il Kojiki, datato 712 d. C., è il compendio di tradizioni indigene, locali e nazionali, tramandate fino a quel momento oralmente; con l’introduzione, contestuale a quella del Buddhismo, del sistema di scrittura, si poteva ora avviarne la registrazione, modellandola sulle grandi opere della storiografia cinese, per garantire allo Stato giapponese una sua storicità, abbellita da ascendenze mitico-leggendarie ed epiche.
Ciò che interessa qui sottolineare sono le svariate analogie con la mitologia greco-romana. Tanto per citarne alcune, il dio Izanaki e la dea Izanami che si incontrano nuovamente nel mondo delle tenebre troppo ricordano infatti i miti di Orfeo ed Euridice come anche di Persefone. D’altro canto, la stessa madre Demetra, nel suo ritiro ad Eleusi, presenta assonanze con la narrazione che vede la dea del sole Amaterasu ōmikami (sovrana dell’olimpo mitologico giapponese da cui, ufficialmente fino al 1946, si è fatta risalire la stirpe imperiale) rifugiarsi in una celeste dimora rocciosa, offesa da crimini impuri perpetrati dal fratello Susanoo no mikoto. È plausibile che una lettura poco più accurata rischi di portarci nei meandri della controversa questione sulla monogenesi o poligenesi degli hieroi logoi (questione dibattuta, in particolare sul Giappone, sin dal primo ventennio del ‘900, poi sulle orme dello strutturalista G. Dumézil (1898-1986), fino allo storico delle religioni ed antropologo A.M. Di Nola negli anni ’70). Il Giappone dei secoli VII-VIII, infatti, intratteneva rapporti con una Cina che aveva conosciuto il mondo nestoriano che, a sua volta, aveva mediato molta classicità mediterranea. Ma, in fin dei conti, senza scomodare civiltà eurasiatiche nutrite da eterogenee influenze di possibili matrici indoeuropee, il Kojiki si presta a piani di lettura anche meno impegnativi (la più recente traduzione e analisi critica dell’opera è Kojiki. Un racconto di antichi eventi, a cura di P. Villani, Marsilio, 2006).

Fantastico e fiabesco
Per i secoli a seguire, le opere di letteratura furono per lo più prodotte dagli aristocratici e destinate ai loro pari. È vero che l’antologia poetica ufficiale più antica, il Man’yōshū (Raccolta di diecimila foglie) della II metà del VIII secolo, non ha mai cessato di essere modello di riferimento estetico per la poesia e la prosa giapponesi, fino in tempi contemporanei, pur con un adeguamento alle mutazioni contingenti. Ma certo quest’antologia, già di per sé di non semplice lettura, testimonia un’arte patrizia, poco attenta all’aspetto orale e, quindi, collettivo. Quest’ultimo, invece, può essere affrontato, stavolta diacronicamente, attraverso le fiabe e leggende, in cui convergono, in molte varianti, tradizioni locali anche millenarie. Anche questo ambito di lettura può essere condotto comparativamente, tenendo presente, però, un’iniziale percezione di distanza psicologica: le fiabe della nostra infanzia non potevano considerarsi tali senza il lieto fine d’obbligo e il neppure troppo sotteso invito alla redenzione o punizione dei ‘cattivi’. Ma la saggezza popolare giapponese non sempre premia o riscatta i ‘buoni’; soprattutto, non ruota intorno ad una visione antropocentrica. Gli esseri umani, qui ridimensionati (o, secondo i punti di vista, ‘promossi’) si misurano con le divinità della natura e infinite forme di loro rappresentanti (spesso messaggeri) animali: volpi, tassi, gru, usignoli, serpenti e carpe, ognuno con una propria simbologia immediatamente percettibile eppure, secondo l’area geografica di appartenenza del racconto, mai sempre uguale a se stessa. Ciò comporta che di fate e di principi azzurri ce ne siano ben pochi. Ma anche così possiamo ritrovare molti richiami ad un fiabesco a noi più familiare. Per tutti valgano i temi della “stanza proibita” e della metamorfosi animale/essere umano.
Qui però il percorso va condotto sulle varianti più che sulle analogie: per la fiaba giapponese, infatti, la vita non presenta aspetti eroici e, per default, la morte è meno drammatica. In quanto alla metamorfosi, sono gli animali a trasformarsi temporaneamente in esseri umani, non il contrario. Qualche analogia, tuttavia, non va esclusa a priori, in particolare per quelle narrazioni di saggezza del buon senso rurale, che ci rimanderanno invariabilmente a immortali personaggi dei fratelli Grimm. Questo indirizzo di lettura, in tutti i suoi aspetti poliedrici, può essere agilmente condotto su Fiabe giapponesi (a cura di M.T. Orsi, Einaudi, 1998).

Buddhismo e introspezione
Dalla II metà del IX secolo si inaugura la tradizione dei monogatari (letteralmente ‘raccontare i fatti’ e, quindi, ‘racconti’). Anche qui le radici affondano nella tradizione orale ma, privilegiato dal mondo curtense, questo genere letterario finisce con il solo ispirarsi ad essa, creando opere destinate, sembra, alla lettura a voce alta per l’aristocrazia femminile. Su tutti campeggia, come sintesi più alta della diaristica e della poesia di corte, intriso di elementi e rimandi buddhisti, il notissimo Genji monogatari (Storia di Genji, anno 1000 ca.) della dama di corte nota come Murasaki Shikibu (ca. 973-1014). Certamente una lettura del Genji si rivela molto impegnativa (quanto meno per la mole) e, se avulsa da un quadro storico, dall’analisi dei modelli retorici ed estetici imperanti e dai fondamenti dottrinari del Buddhismo, anche deviante.
Così, per familiarizzare con una prosa che certamente è pervasa di uno spirito buddhista ma è soprattutto esempio di letteratura dell’introspezione, consiglierei il breve capolavoro del 1212 di letteratura del romitaggio, Hōjōki (Ricordi di un eremo, a cura di F. Fraccaro, Marsilio, 2004) del poeta eremita Kamo no Chōmei (1153-1216). Oltre tutto, l’opera ci fornisce spunti realistici sulla trasformazione storica e sociale del periodo, che vide il passaggio dai dominanti valori estetici della corte a quelli del ceto militare provinciale, salito al governo ufficialmente nel 1185. Un transito storico che, come ci indica l’autore, fu sofferto e ambiguo per tutti i suoi attori, nonostante l’irriducibile mito dei samurai senza macchia e senza paura.

Cappa e spada
Ciò che va sotto il comune denominatore manga è, in realtà, un vasto universo in cui convergono tematiche quanto mai diversificate. Una di quelle che riscuote maggior successo concerne le sanguinose lotte di potere di ambientazione storica, per così dire ‘in costume’. Così, personaggi originariamente storici hanno finito con l’essere sottoposti ad un vero e proprio vernissage leggendario. Risulterebbe quindi probabilmente gradito Shura (I demoni guerrieri, a cura di M.T. Orsi, Marsilio, 1997) di Ishikawa Jun (1899-1987) che, pur essendo autore di periodo molto posteriore, riscrive con rigore storico il belligerante periodo Ōnin (1467-1469), coincidente con il collasso della casata militare degli Ashikaga al governo del Paese e la definitiva emersione dei forti poteri militari delle province. Pur tuttavia, nel dare vita ai personaggi (reali e di fantasia) e alle loro intime motivazioni, l’autore fa cosciente ricorso ad elementi folcloristici tradizionali.

La letteratura a misura di cittadino
La guerra dell’Ōnin era stato l’incipit di un’epoca nota come sengoku jidai (periodo dei paesi combattenti), protrattasi per quasi un secolo. Si era poi avviata la riunificazione, non meno sofferta e devastante, ad opera di eminenti strateghi militari, fino alla salita al potere della casata dei Tokugawa. Il centro politico del Paese venne spostato nell’attuale Tōkyō (allora Edo), il processo di centralizzazione del potere giunse al suo culmine, le riforme economiche e politiche fecero il resto. La ‘pace’ Tokugawa (1603-1867) assisté a una veloce urbanizzazione e alla coerente emersione di un ceto cittadino, in prevalenza mercantile, effetto ma anche, ellitticamente, causa stessa della diffusione dell’istruzione, accompagnata dall’incremento della stampa a costi sempre più contenuti.
È questa l’epoca che vede la nascita dello scrittore professionista e, fra tutti, spicca la figura di Ihara Saikaku (1642-1693), egli stesso mercante in Ōsaka, che, ispirandosi all’attualità e ad eventi di cronaca cittadina, diede voce al proprio ceto di appartenenza e ai contesti in cui esso si muoveva abitualmente: le strade cittadine, le botteghe, le case di piacere (luogo di divertimento, perdizione, ma anche – e soprattutto – luogo di incontri per nuovi affari e di scambi di idee). Tutto quel mondo minuziosamente descritto negli ukiyoe, le stampe del “mondo fluttuante”, oramai ampiamente note ai più. Per la loro struttura, l’immediatezza del linguaggio, la carica umoristica e l’appealing intrigante, la lettura di alcuni racconti di Ihara può generare ampi spazi di dibattito con un pubblico studentesco (Vita di un libertino, Guanda, 1988; Cinque donne amorose, Bompiani, 1989; Vita di una donna licenziosa, ES, 2004, titoli in trad. di L. Origlia; Storie di mercanti [racconti vari], a cura di M. Marra, Tea, 1988; Il grande specchio dell’omosessualità maschile, a cura di A. Maurizi, Frassinelli, 1997).

Tempi moderni
La ‘pace’ Tokugawa si interruppe molto prima della caduta ufficiale del governo militare; stavolta, però, i disordini non furono causati dalle sole brame di potere interne ma anche dall’inevitabile confronto con le potenze straniere. Il Giappone, incalzato ad aprirsi ai mercati e alla diplomazia internazionali, in parte promosse, in parte si arrese alla necessità di una ‘restaurazione’ della figura imperiale, mantenuta in sordina per secoli ma ora fondamentale come referente politico moderno. Contestualmente si rendeva inderogabile una modernizzazione del Paese, troppo a lungo ufficialmente isolato in nome di una salvaguardia del territorio e dei costumi nazionali. Così la Restaurazione dell’era Meiji (1868-1912) vide pressanti riforme strutturali di ambito tecnologico, commerciale, giuridico, politico e sociale; inevitabilmente, però, gli eventi coinvolsero e travolsero costumi e stili di vita, anche nell’accezione di una illusoria corsa all’occidentalizzazione.
La generazione letteraria Meiji, naturalmente, non ne fu indenne e in ogni opera è testimoniata, con variabile consapevolezza, la destabilizzazione dell’individuo di fronte alla crisi di identità singola e collettiva. Fra i numerosi letterati rappresentativi del periodo, la scelta cade su Natsume Sōseki (1867-1916) e, nel panorama della sua produzione, su Kokoro (Il cuore delle cose, trad. di N. Spadavecchia, Neri Pozza, 2001) e Sanshirō (a cura di M.T. Orsi, Marsilio, 1990), ritratti indelebili della solitudine interiore dell’uomo, della disgregazione dei valori di riferimento, dell’impatto tra l’atavica predominanza della comunità di appartenenza e la moderna emersione dei valori dell’individuo. Qui non vi sarebbe alcun bisogno di suggerire spunti particolari per piani di lettura comparativi, per le molte affinità storiche nella stessa Europa e per la ricchezza di opere dai temi analoghi. Tuttavia, memore di un bel lavoro di ricerca del giovane studioso Giuseppe Russo, mi permetto di proporre una lettura di Natsume Sōseki in accostamento a L’Immoraliste (1902) di André Gide e a I vecchi e i giovani (1913) di Pirandello.
Un periodo molto complesso quello Meiji, necessariamente esposto ad una lettura non solo letteraria ma soprattutto storica, che fornisca gli strumenti per comprendere l’ingresso del Giappone nella storia internazionale con i successivi sviluppi dalle ripercussioni mondiali. Ci può venire in aiuto anche uno strumento alternativo di sicuro gradimento e che ci offre uno spaccato coinvolgente della transizione Meiji e nozioni sugli intellettuali che la popolarono; stavolta si tratta di un manga, ma qualitativamente (per grafica e contenuti) ineccepibile: la traduzione italiana, seriale, di Bocchan no jidai (Ai tempi di Bocchan, Coconino Press, dal 2001) di Taniguchi Jirō e Sekikawa Natsuo, vita a fumetti di Natsume Sōseki.

Dalla “neve sottile” alla “pioggia nera”
Nel 1983 il regista Tinto Brass realizzò la pellicola La chiave, ispirandosi liberamente ad una delle opere di Tanizaki Jun’ichirō (1886-1965), esponente di una letteratura che, in un equilibrio mai precario, associa temi e atmosfere tradizionali a elementi di modernità fin provocatoria; i temi ricorrenti sono la sensualità – anche morbosa –, l’ambiguità, la complessità della psicologia dell’individuo, inesorabilmente distinta in maschile e femminile. Si può familiarizzare con Tanizaki scegliendo tra i capolavori raccolti in Opere (a cura di A. Boscaro, Bompiani, 2002); tuttavia In’ei raisan(Libro d’ombra, a cura di G. Mariotti, trad. di A. Ricca Suga, Bompiani, 2000), riflessione saggistica – non romanzo – del 1933, con la sua critica ferma (seppur espressa con toni misurati, oscillanti tra nostalgia ed ironia) è il testo che meglio si presta per un confronto su ciò che viene indicato come il peculiare sentire estetico giapponese, ‘incomprensibile’ ad altre culture. Certo questo indirizzo di lettura dà adito a dubbi su una posizione nazionalista dello scrittore, in un periodo storico compreso fra i due conflitti mondiali, per l’apologia dell’estetica nazionale e della sua supremazia su un’estetica improntata ad una funzionalità tecnologica. Il dibattito quindi si apre su una dichiarata e difesa diversità, sull’arroccamento alla tradizione, sul tema del ritorno al passato, sui doppi sensi della multiculturalità. Più impegnativo, ma suscettibile di analisi delle stesse tematiche (e oltre) Sasameyuki (Neve sottile, trad. di O. Ceretti Borsini, Guanda, 2006), quasi una saga familiare che vede protagoniste quattro sorelle, diverse per personalità e per adattamento ai tempi moderni.
Conclusosi il devastante secondo conflitto mondiale, molti intellettuali giapponesi, come reazione allo scardinamento di atmosfere e costumi quotidiani adesso ‘americanizzati’, svilupparono un’attitudine alla tutela della tradizione (già appartenente a precedenti fasi storiche di fronte alle crisi culturali, di valori, di identità d’appartenenza). Come maggiori esponenti della letteratura dell’epoca, insieme con Tanizaki, sono universalmente riconosciuti Kawabata Yasunari (1899-1972) e Mishima Yukio (1925-1970). L’editoria italiana di grande diffusione ci ha ormai reso estremamente familiari i loro nomi. Oltretutto, le rispettive tematiche e ricerche stilistiche confortano, al lettore improvvisato, il credo in due luoghi comuni dell’immaginario collettivo: Kawabata e l’estrema ricerca estetizzante; Mishima e l’apologia del nazionalismo, del mito dei samurai, dell’anacronismo politico. Di Mishima è familiare anche la tipologia di suicidio, perché clamorosa, intrigante, rispondente ad una coerenza ideologica. Riduttive, scontate persino queste letture di Kawabata e Mishima ed è mia ferma convinzione che i due letterati meritino spazi ed inquadramenti molto ampi, per evitare strumentalizzazioni e letture devianti (per Kawabata, Romanzi e racconti, a cura di G. Amitrano, Mondadori, 2003; per Mishima, Romanzi e racconti 1949-1961, vol.I e Romanzi e racconti 1962-1970, vol. II, entrambi a cura di M.T. Orsi, Mondadori, 2004-2006).
Più consono ad un piano di didattica che contempli temi fortemente d’attualità mi sembra un riferimento alla cosiddetta genbaku bungaku, ‘letteratura dell’atomica’ che, nel proprio panorama, registra la dolente testimonianza di Ibuse Masuji (1898-1993) con Kuroi ame (La pioggia nera, a cura di L. Bienati, Marsilio 2005) del 1965.
Una consueta richiesta viene posta in merito alla figura della donna nella cultura giapponese. Trovo che anche qui imperversi un mito culturale (stavolta sminuente) al quale piace registrare il ruolo femminile in Giappone più mortificato e negato di quanto non sia avvenuto nella ‘civile’ Europa. Il problema è che, nella coscienza collettiva, ruolo femminile in Giappone fa genericamente rima con geisha, quell’intrigante modello foriero di chissà quali inconfessabili arti che, in fin dei conti, il vecchio continente non ha conosciuto. Ne siamo proprio certi? Detto questo, interessante può rivelarsi una letteratura scritta da donne, che risuona della loro voce ma che non si limita a raccontare solo un mondo femminile ma che denuncia ansie e battaglie sociali, culturali, in una parola storiche, di cui le donne fanno naturalmente parte. Temi a noi ancora attuali quelli proposti dalle protagoniste di Enchi Fumiko (1905-1986) in Onnazaka (Il sentiero nell’ombra, trad. di L. Origlia, con una nota critica di C.Vasio, Giunti 1987) del 1949 e Onnamen (Maschere di donna, a cura di G. Canova Tura, con un saggio introduttivo di M.T. Orsi, Marsilio 1999) del 1958. Riflessioni sulla maternità e sui suoi stretti nodi di libertà e schiavitù ci vengono invece riproposti da Chōji (Il figlio della fortuna, a cura di M.T. Orsi, Giunti 1991) di Tsushima Yūko (n. 1947).

Esotismo moderato e appagante
Un’ultima riflessione sulla produzione di romanzi contemporanea, che meriterebbe un dibattito a parte, ampio e impegnativo: innanzitutto perché rispecchia un bisogno (anche commerciale) di omologazione – già ravvisabile dai primi decenni del ‘900, ma esploso nel secondo dopoguerra – condotta su modelli europei e statunitensi; poi perché favorisce la proliferazione di saggi allarmisti su una presunta crisi d’identità culturale dei giapponesi. Frattanto Murakami Haruki, Banana Yoshimoto, Yamada Eimi riscuotono planetariamente un facile successo; temi, stili di vita e linguaggio comuni, che rispondano a una scontata globalizzazione delle nuove generazioni ma che siano, al contempo, sufficientemente esotici, con sparsi elementi fantastici, da convincere un pubblico internazionale di trovarsi di fronte a una letteratura ‘genuinamente giapponese’.

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Ho trovato sul sito dell’Aistugia (Associazione Italiana per gli Studi Giapponesi) questa utilissima lista delle pubblicazioni di argomento nipponiche uscite negli ultimi sei anni.

Testi pubblicati da giugno 2008 a settembre 2009

Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: ponte tra Oriente e Occidente, a cura di A. Tamburello, A.Üçerler, Marisa Di Russo, Atti del Convegno tenuto a Chieti nel 2006, Institutum Historicum Societatis Iesu, Roma 2008.

Beretta Lia, Il viaggio in Italia di Tokugawa Akitake, la missione in Europa del fratello dell’ultimo shōgun, Centro Interuniversitario di Ricerche sul Viaggio in Italia (CIRVI), Moncalieri 2008.

Beretta Lia, “Una pittrice giapponese a Palermo nell’Ottocento: O-Tama Kiyohara Ragusa”, in Bollettino del C.I.R.V.I., n. 55, Passeggiate in Sicilia, Gennaio-Giugno 2007, Anno XXVIII, Fascicolo I, pp. 57-84, Centro Interuniversitario di Ricerche sul Viaggio in Italia, Moncalieri.

Beretta Lia, “Miyake Kokki. Un pittore giapponese in viaggio in Sicilia nel 1921”, in Bollettino del C.I.R.V.I., 58, Luglio-Dicembre 2008, Anno XXIX,  Fascicolo II, pp.285-304.

Bienati, Luisa e Scrolavezza, Paola, La narrativa giapponese moderna e contemporanea, Marsilio, Collana Elementi, 2009.

Boscaro Adriana, Ventura e sventura dei gesuiti in Giappone (1549-1639), Cafoscarina, 2008.

Boscaro Adriana, “Valignano interpreta il Giappone: Il Cerimoniale”, in Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: Ponte tra Oriente e Occidente, Roma 2008, pp. 217-229.

Boscaro Adriana, “Perché Nagasaki?”, in Madama Butterfly l’orientalismo di fine secolo, l’approccio pucciniano, la ricezione (Atti del Convegno Internazionale di Studi Lucca-Torre del Lago, 28-30 maggio 2004), a cura di Arthur Groos e Virgilio Bernardini, Leo S. Olschki Editore, Firenze 2008, pp. 3-15.

Boscaro Adriana, “Il Genji monogatari rivisitato”, in Genji monogatari. Il Principe Splendente nelle collezioni del Museo d’Arte Orientale di Venezia, catalogo a cura di F. Spadavecchia, Marsilio 2008, pp. 6-9.

Busquet Cinto, Incontrarsi nell’Amore. Una lettura cristiana di Nikkyō Niwano, Roma, Città Nuova Editrice, 2009.

Calza Gian Carlo, Genji il principe splendente, Mondadori Electa, 2008.

Diario di Izumi Shikibu (Izumi Shikibu nikki), a cura di Carolina Negri, Marsilio, 2008.

Di Russo Marisa, “La corrispondenza epistolare di Valignano. A proposito di una lettera ritrovata nel monastero di Santa Chiara a Chieti”, in Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: Ponte tra Oriente e Occidente, Roma 2008, pp. 279-309.

Di Russo Marisa, “I ritratti di Alessandro Valignano: nota iconografica” (pp. 357-367), e “Cronologia valignanea” (pp. 369-383), in Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: Ponte tra Oriente e Occidente, Roma 2008.

Iaccarino Ubaldo, “Alessandro Valignano e la missione Cobo (1592)”, in Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: Ponte tra Oriente e Occidente, Roma 2008, pp. 129-143.

Kawabata Yasunari, La bellezza sfiorisce presto e altri racconti [Chirinuru o, 1933 (La bellezza sfiorisce presto), Take no koe momo no hana, 1970 (Voci di bambù fiori di pesco), Sōshiki no meijin, 1923 (Maestro di funerali)], traduzione, postfazione, nota biografica di Ornella Civardi, SE 2008.

Kirino Natsuo, Real World, a cura di Gianluca Coci, Neri Pozza Editore, 2009.

Marino Susanna, Grammatica pratica di giapponese. Con esercizi di autoverifica, Zanichelli 2008.

Menegazzo Rossella, Shashinkyō “specchio copia del vero”. Alla ricerca del naturalismo nelle prime immagini fotografiche del Giappone, Cafoscarina 2008.

Mishima Yukio, Abito da sera (Yakaifuku, 1967), tr. di Virginia Sica con un saggio introduttivo (Mishima e la “sindrome di Jorge”), Oscar Mondadori, 2008.

Mishima Yukio, La spada (Ken, 1963), seguito da Henry Miller, Riflessioni sulla morte di Mishima, tr. di Ornella Civardi, SE, 2009.

Miyabe Miyuki, Il passato di Shoko (Kasha, 1992), tr. di Vanessa Zuccoli, Fanucci, 2008.

Mogi Hitoshi, Taiko. Il tamburo giapponese Tradizione e rinnovamento (Nyūmon Nihon no taiko, 2003), trad. di Mario Carpino, Gobook editore, 2008.

Murakami Haruki, After Dark, tr. di Antonietta Pastore, Einaudi Supercoralli, 2008.

Nenzi Laura, Excursions in Identity. Travel and the Intersection of Place, Gender, and status in Edo Japan, University of Hawai’i Press, 2008.

Nenzi Laura, “Encountering the World: Kawai Tsugunosuke’s 1859 Journey to Yokohama and Nagasaki”, Early Modern Japan, XVI, 2008, pp. 68-83.

Oda Makoto, Ichigo ichie – Ogni incontro è irripetibile (Owaranai tabi, 2006),  trad. di Manuela Suriano, DeriveApprodi, 2008.

Ogawa Yoko, Una perfetta stanza di ospedale, tr. di Massimiliano Matteri e Matake Yumiko, Adelphi, 2009. [Contiene Kanpekina byōshitsu (1989) e Agehachōga kowareru toki (1988, Quando la farfalla si sbriciolò)].

Takami Koushun, Battle Royale, trad. Tito Faraci, Oscar Mondadori, 2009.

Taguchi Randy, Mosaico (Mozaiku), trad. di Gianluca Coci, Fazi Editore, 2008.

Tamburello Adolfo, “Considerazioni conclusive”, in Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: Ponte tra Oriente e Occidente, Roma 2008, pp. 329-354.

Tollini Aldo, Antologia del Buddhismo Giapponese, Einaudi, 2009.

Volpi Vittorio e Mazzei Franco, “La lezione del Valignano nella gestione della diversità culturale nell’era della globalizzazione”, in Alessandro Valignano S.I. Uomo del Rinascimento: Ponte tra Oriente e Occidente, Roma 2008, pp. 313-325.

Yoshimoto Banana, Chie-chan e io (Chiechan to watashi, 2007), trad. di Giorgio Amitrano, Feltrinelli 2008.

Watanabe Sumiko e Manuela Suriano, Hayashi Kyoko – hito to bungaku, Bensey Publishing Inc., Tokyo, 2009.

Testi pubblicati nel 2006-2007-2008 (maggio)

Amitrano Giorgio, Yama no oto. Kowareyuku kazoku, Misuzu shobō, 2007.

Amitrano Giorgio, Il mondo di Banana Yoshimoto, Feltrinelli, 2007.

Anonimo, Sogno di una notte di primavera. Storia del Secondo Consigliere di Hamamatsu (Hamamatsu chūnagon monogatari), a cura di Andrea Maurizi, Go Book Editore, Merate (MI), 2008.

Beretta Lia, “Viaggiatori giapponesi in Italia, IV, Viaggi di artisti nell’epoca Meiji-Taishō”, Bollettino del C.I.R.V.I., n. 53, gennaio-giugno 2006, Anno XXVII, fasc. I, pp. 153-196.

Beretta Lia, “Giugno 1585: Un’ambasceria giapponese a Ferrara”, in Studi e Ricerche – Cronaca di un centenario, Bollettino della Ferrariae Decus n. 23, 31 dicembre 2006, pp. 227-237.

Beretta Lia, “La saga dei semai in Oriente nell’Ottocento. Lorenzo Inselvini da Brescia a Yokohama via Mosca e Pechino”, in L’impresa di Marco Polo, Cartografia, viaggi, percezione (Convegno internazionale, Spoleto 2005), Edizioni TIELLEMEDIA, Roma 2007, pp. 277-286.

Carioti Patrizia,Cina e Giappone sui mari nei secoli XVI e XVII, Ed. Scientifiche Italiane, 2007.

Casari Matteo, Teatro nō. La via dei maestri e la trasmissione dei saperi, Bologna, CLUEB, 2008.

Ciccarella Emanuele, L’angelo ferito. Vita e morte di Mishima, Liguori, 2007.

Ciriacono Salvatore, “Scambi commerciali e produzione di beni di lusso nel Giappone del periodo Edo. Una lettura storiografica”, Quaderni Storici, 125, 2/2007, pp. 591-621.

Corso di lingua giapponese, Volume I, a cura di S. De Maio, C. Negri, J. Oue, Hoepli, 2007.

Corso di lingua giapponese Volume II, a cura di S. De Maio, C. Negri, J. Oue, Hoepli, 2007.

Corso di lingua giapponese Volume III, a cura di S. De Maio, C. Negri, J. Oue, Hoepli, 2008.

De Palma Daniela, Il Giappone contemporaneo. Politica e società, Carocci Editore, 2008.

Di Fratta Gianluca (a cura di), ROBOT. Fenomenologia dei giganti di ferro giapponesi, Società Editrice L’Aperia, 2007.

Dizionario della saggezza orientale, Mondadori, 2007.

Failla Donatella, “Vasi Orientali nel Museo Chiossone”, FMR, N. 21 (2007), pp. 133-156.

Failla Donatella, Herend e la Via della Porcellana: Chinoiserie e Japonisme, exhibition catalogue, Museo d’Arte Orientale “Edoardo Chiossone”, 29 June 3-9 December 2007, La Neograf, San Giuliano Milanese, 2007.

Higashino Keigo, Il segreto del lago, trad. di Paola Scrolavezza, Baldini Castoldi Dalai, 2007.

Ichikawa Takuji, Quando cadrà la pioggia tornerò (Ima ai ni yukimasu), trad di Marcella Mariotti, Salani Editore, 2007.

Ihara Saikaku, Vita di un libertino (Kōshoku ichidai otoko, 1682), trad. di Lydia Origlia), ES, 2007 (ristampa dell’edizione Guanda del 1988).

Ishida Ira, Tokyo nights (Ikebukuro uesuto g„to påku, 1998), tr. di Naomi Visconti, Fanucci, 2006.

(Izumi Shikibu nikki) Diario di Izumi Shikibu, trad. di Carolina Negri, Marsilio, 2008.

Kawabata Yasunari, La banda di Asakusa (Asakusa kurenai dan, 1930), trad. di Costantino Pes, Einaudi, 2007.

Kirino Natsuo, Grotesque (Gurotesuku, 2003), trad. di Gianluca Coci, Neri Pozza, 2008.

Maraini Dacia e Fosco, Il gioco dell’universo, Mondadori, 2007.

Maraini Fosco, Pellegrino in Asia, a cura di F. Marcoaldi, Meridiani Mondadori, 2007.

Maraini Fosco, Gnòsi delle Fànfole, Baldini Castoldi Dalai, 2007 (ristampa, con annesso CD con musiche di M. Altomare e S. Bollani).

Maraini Toni, La lettera da Benares, Sellerio, 2007.

Marangoni Rossella, Tokyo. La scrittura, la città, la notte, Unicopli, 2007.

Mazzei Franco, “Il ritorno del Giappone”, Mistero Giappone, Quaderni Speciali di LIMES, ottobre 2007, pp. 9-22.

Mishima Yukio, Una virtù vacillante (Bitoku no yoromeki, 1957), trad. di Lydia Origlia, SE, 2007.

Moretti Laura, “Il Fondo Marega: contenuti, potenzialità e significati della collezione di un singolare missionario-nipponista”, Salesianum, LXVIII, 4, ott.-dic. 2006, pp. 745-781.

Mori Ōgai, Vita sexualis, trad. di Ornella Civardi, ES, 2007.

Mori Ogai (a cura di Matilde Mastrangelo), Il Romanticismo e l’Effimero. La trilogia tedesca (Doitsu sanbusaku): La ballerina (Maihime), Il messaggero (Fumizukai), Ricordi di vite effimere (Utakata no ki), Go Book editore, 2008.

Murakami Haruki, Kafka sulla spiaggia (Umibe no Kafuka, 2002), trad. di Giorgio Amitrano, Einaudi, 2008.

Murakami Ryū, Tokyo Soup (In za miso sūpu, 1997), trad. di Katia Bagnoli e Kaoru Tashiro, Mondadori, 2006.

Nakagami Kenji, Mille anni di piacere (Sennen no yuraku), trad. di Antonietta Pastore, Einaudi, 2007.

Nakano Hitori, Train man (Densha otoko, 2004), trad. di Mimma De Petra, Isbn Edizioni, 2007.

Natsume Sōseki, Il signorino (Bocchan), trad. di Antonietta Pastore, Neri Pozza, 2007.

Nishida Kitarō, Uno studio sul bene (a cura di E. Fongaro), Bollati Boringhieri, 2007.

No geisha. Otto modi di essere donna nel Giappone di oggi, Racconti, ed. it. a cura di Gianluca Coci, Piccola Biblioteca Oscar Mondadori, 2008.

Ōe Kenzaburō, Note su Hiroshima (Hiroshima nōto), trad. di Gianluca Coci, Alet Edizioni, Padova, 2008.

Ogawa Yōko, La casa della luce (contiene: Ninshin karendā, Domitori, Daibingu Pūru), tr. di Mimma De Petra, il Saggiatore, 2006.

Ogawa Yōko, La formula del professore (Hakase no aishita sūshiki, 2003), trad. di Mimma De Petra, il Saggiatore, 2008.

Ogawa Yōko, L’anulare (Kusuriyubi no hyōhon, 1994), trad. di Cristiana Ceci, Adelphi, 2007.

Pasqualotto Giorgio, Figure di pensiero. Opere e simboli nelle culture d’Oriente, Marsilio, 2007.

(Kataoka Shikō) Personale di Kataoka Shikō. Lo spirito giovane della calligrafia classica, a cura di Virginia Sica e Francesca Tabarelli de Fatis, Go Book Editore, Trento, 2006.

Principato Alfredo, Fondamenti di Karate-Dô, Calzetti-Mariucci Editori, 2007.

Sakurai Ami, Un mondo innocente (Inosento wåudo, 1996), trad. dall’inglese di Stefania Di Natale, Newton Compton, 2006.

Spadaro Maria Antonietta, O’Tama e Vincenzo Ragusa, Echi di Giappone in Italia, Ed.Kalos, Palermo, 2008.

Suriano Manuela, “A Ground Zero”(con traduzione di A Ground Zero di Hayashi Kyoko), Lo straniero, IX, 62/63, agosto/settembre 2005, pp. 38-45.

Suzuki Kōji, Dark water (Honogurai mizu no soko kara, 1996), trad. dall’inglese di Emanuela Cervini, Nord, 2006.

Taguchi Randy, Antenna (Antena), trad. di Gianluca Coci, Fazi Editore, 2007.

Takahashi Gen’ichirō, Sayonara, gangsters (Sayonara, gyangutachi, 1985), traduzione, postfazione e note di Gianluca Coci, Bur, 2008.

Takashi Yoichi, La storia del Tengu (Horafuki tengu, 1972), trad. di Marcella Mariotti, Casa dei Libri, 2008.

Tanizaki Jun’ichirō, Neve sottile (Sasame yuki, 1948), trad. di Olga Ceretti Borsini, Guanda, 2008 (ristampa dell’edizione del 1989).

Urru Luigi, Il fantasma tra i ciliegi. Topografie di primavera a Tokyo, Liguori, 2007.

Vianello Giancarlo (a cura di), Messaggi del Nulla. La scuola di Kyōto in Europa, Rubbettino, 2006.

Wataya Risa, Solo con gli occhi, tr. di Antonietta Pastore, Einaudi, 2007.

Yamada Taichi, Una voce lontana (Tōku no koe o sagashite, 1989), trad. di Emanuela Cervini, Nord, 2007.

Yoshimoto Banana, Ricordi di un vicolo cieco (Deddoendo no omoide, 2003), trad. di Giorgio Amitrano, Feltrinelli, 2006.
Yoshimoto Banana, Il coperchio del mare (Umi no futa, 2004), trad. di Alessandro G. Gerevini, Feltrinelli, 2007.

Testi pubblicati nel 2006-2005-2004

Abe Kōbō, L’incontro segreto (Mikkai), trad. di Gianluca Coci, Manni editore, Lecce 2005.

Alberizzi Valerio Luigi, “I manoscritti dei testi sacri dall’VIII al XII secolo come fonti per lo studio della lingua giapponese”, in Scritture e codici nelle culture dell’Asia: Giappone, Cina, Tibet, India. Prospettive di studio, a cura di G. Boccali e M. Scarpari, Cafoscarina, 2006, pp. 35-54.

Amitrano Giorgio, “Il mito della morte precoce in Mishima Yukio”, in Studi in onore di Luigi Polese Remaggi, a cura di G. Amitrano, L. Caterina, G. De Marco, L’Orientale-DSA, Series Minor LXIX, 2005, pp. 1-12.

Beretta Lia, “Un Dal Verme in Giappone”, Bollettino Storico Piacentino, CI, 1, genn.-giugno 2006, pp. 71-86.

Beretta Lia, “Alessandro Fè d’Ostiani in Giappone”, in Studi in onore di Luigi Polese Remaggi, a cura di G. Amitrano, L. Caterina, G. De Marco, L’Orientale-DSA, Series Minor LXIX, 2005, pp. 13-22.

Beretta Lia, “Viaggiatori giapponesi in Italia. III. Viaggi individuali nell’epoca Meiji-Taishō”, Bollettino del C.I.R.V.I., 49, genn-giugno 2004, fasc. I, pp. 83-118 (il numero I è uscito nel 1997; il II nel 2001; il quarto è di prossima pubblicazione).

Beretta Lia, Chiossone inedito. Il testamento originale e Il primo Museo Chiossone, Associazione Choyokai, Tokyo 2004.

Bienati Luisa (a cura di, e con voci curate da undici collaboratori), Letteratura giapponese. II. Dalla fine dell’Ottocento all’inizio del terzo millennio, Einaudi, 2005.

Bienati Luisa, “La ‘confessione ironica’ come forma di resistenza ai canoni del romanzo: l’esempio di Tanizaki Jun’ichirō”, in Identità e alterità: tra Oriente e Occidente e tra Oriente e altri Orienti, numero speciale di Asiatica Venetiana, 1, 2005, pp. 13- 28.

Borriello Giovanni, Mori Ogai ufficiale medico, CUEN, 2004

Borriello Giovanni, Giapponese. Dizionario per immagini, A.Vallardi, 2006.

Boscaro Adriana (a cura di, e con voci curate da cinque collaboratori), Letteratura giapponese. I. Dalle origini alle soglie dell’età moderna, Einaudi, 2005.

Boscaro Adriana, “Il Giappone e l’‘Altro’: il caso di Hiraga Gennai”, in Identità e alterità: tra Oriente e Occidente e tra Oriente e altri Orienti, numero speciale di Asiatica Venetiana, 1, 2005, pp. 29- 36.

Calza Gian Carlo, “Immagini e scrittura nei dipinti giapponesi”, in Scritture e codici nelle culture dell’Asia: Giappone, Cina, Tibet, India. Prospettive di studio, a cura di G. Boccali e M. Scarpari, Cafoscarina, 2006, pp. 55-64.

Calza Gian Carlo, “Hokusai: lo specchio della poesia cinese e giapponese”, in M. Scarpari e T. Lippiello (a cura di), Caro maestro… Scritti in onore di Lionello Lanciotti per l’ottantesimo compleanno, Cafoscarina, 2005, pp. 201-223.

Canova Tura Graziana, Il Giappone in cucina, Ponte alle Grazie, Milano 2006 (nuova edizione riveduta e ampliata).

Caroli Rosa, “Re-inventing Okinawa: from Ryukyuness to Japaneseness”, in Josef Kreiner (ed.), Japaneseness versus Ryûkyûanism, Bier’sche Verlagsanstalt  2006, pp. 17-29.

Caroli Rosa, “I buchi neri dell’identità: il caso di Jahana Noboru (1865-1908)”, in M. Scarpari e T. Lippiello (a cura di), Caro maestro… Scritti in onore di Lionello Lanciotti per l’ottantesimo compleanno, Cafoscarina, 2005, pp. 251-263.

Caroli Rosa, “L’identità okinawana tra invenzione, percezione e memoria”, in Identità e alterità: tra Oriente e Occidente e tra Oriente e altri Orienti, numero speciale di Asiatica Venetiana, 1, 2005, pp. 37- 58.

Caroli Rosa, “Ryūkyū-Okinawa no aidenchichi”, in Okinawa no aidenchichi. Kokusai shinpojiumu hōkokusho, Hosei Daigaku Kokusai Nihongaku Kenkyū sentå, Tokyo 2005, pp. 47-57; 326-340.

Caroli Rosa, Gatti Francesco, Storia del Giappone, Laterza 2004.

Caroli Rosa, “La Cina reinventata dal Giappone Meiji”, in L’invenzione della Cina. Atti del VII Convegno Aisc, Congedo Editore, Galatina 2004, pp. 77-95.

Ceci Cristiana, “Fenomenologia di Hello Kitty. Un’icona globale della cultura pop giapponese”, in Orienti e Occidenti della Rappresentazione, Atti del Seminario Internazionale di Studi (Venezia 24-25 novembre 2005), Il Poligrafo, 2005, pp. 213-217.

Ciapparoni La Rocca Teresa, “Il canone poetico dello haiku”, in L’allodola del mio villaggio, a cura di S. Taroni, D. Montanari, L. Telò, Danilo Montanari Editore, 2006, pp.73-82.

Ciccarella Emanuele, La maschera infranta. Viaggio psicoestetico nell’universo letterario di Mishima, Liguori Editore, Napoli 2004.

Coci Gianluca, Abe Kōbō Sutajio to obei no jikken engeki, Sairyusha, Tōkyō 2005.

De Maio Silvana, “I diplomatici in Giappone dal 1876 al 1915”, in Studi in onore di Luigi Polese Remaggi, a cura di G. Amitrano, L. Caterina, G. De Marco, L’Orientale-DSA, Series Minor LXIX, 2005, pp.133-175.

De Palma Daniela, La figura di Toyotomi Hideyoshi attraverso la testimonianza degli occidentali in Giappone, Centro Stampa Nuova Cultura, Roma 2006.

De Palma Daniela, “Il sistema imperiale contemporaneo”, Bulletin of the Institute for Mediterranean Studies, Waseda University, n.3, marzo 2005, pp.1-22.

Di Fratta Gianluca, Il fumetto in Giappone. Dagli anni Settanta al 2000, L’Aperia, 2005.

Di Russo Marisa, “Influenze e suggestioni letterarie dall’incontro tra oriente e occidente. D’Annunzio in Giappone”, in Studi in onore di Luigi Polese Remaggi, a cura di G. Amitrano, L. Caterina, G. De Marco, L’Orientale-DSA, Series Minor LXIX, 2005, pp. 175-198.

Failla Donatella, “Un paradiso buddhista. Bronzi giapponesi del Museo Chiossone”, FMR, 14, 2006, pp. 75-96. (Pubblicato anche nelle edizioni inglese, francese e spagnola di FMR).

Failla Donatella, “The God of Wealth in Western Garb. Kawanabe Kyosai’s Portrait of Edoardo Chiossone as Daikokuten”, Monumenta Nipponica, 61, 2 (Summer 2006), pp. 193-218.

Failla Donatella, “Modelli di pagoda dell’Asia Orientale e tulipaniere nell’Europa del Settecento”, in F. Simonetti, G. Zanelli (a cura di), Una tulipaniera per Palazzo Spinola, cat. mostra, Galleria Nazionale di Palazzo Spinola, Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico della Liguria, San Giorgio Editrice, Genova 2006, pp. 11-13.

Failla Donatella, Dipinti e Stampe del Mondo Fluttuante. Capolavori Ukiyoe del Museo Chiossone di Genova, catalogo della mostra, Palazzo Ducale Genova, Skira,  2005.

Failla Donatella, “Edoardo Chiossone Museum of Japanese Art, Genoa”, in: J. Kreiner (ed.), Reports from the Toyota Foundation Symposium Königswinter 2003, Bier’sche Verlagsanstalt, Bonn 2005, vol. II, pp. 309-325.

Failla Donatella, “Un esperimento pittorico Meiji tra innovazione e tradizione: Edoardo Chiossone e alcuni maestri della società Jounsha di Kyōto”, Bollettino dei Musei Civici Genovesi, XXIV, n. 71 (luglio-dicembre 2002), pp. 20-33, Silvana Editoriale, 2005.

Failla Donatella, “The Protection of Cultural Properties in Japan. Part One”, Zeitschrift für Japanisches Recht / Journal of Japanese Law, Deutsch-Japanische Juristenvereinigung E.V., Max-Planck-Institut für Privatrecht, 9. Jahrgang / Vol. 9 (2004), 18, pp. 67-107.

Failla Donatella, “Il contributo di Luigi Bernabò Brea alla conoscenza e alla valorizzazione dell’arte giapponese Ukiyoe del Museo Chiossone di Genova”, Bollettino d’Arte, Volume Speciale, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, Roma 2004, pp. 205-212.

Ferrera Antonella, Il fiore e la spada, Baldini Castoldi Dalai, 2005.

Ferretti Valdo, “Il Giappone e il Rimodellamento del Sistema di Sicurezza Internazionale”, La Comunità Internazionale, LXI, n. 3, 2006, pp. 469-482.

Ferretti Valdo, “L’Italia e l’adesione del Giappone al Gatt. La visita di Yoshida Shigeru a Roma nel 1954”, Nuova Storia Contemporanea, X, 2, marzo-aprile 2006, pp. 83-96.

Ferretti Valdo, “Taiwan nella politica estera giapponese del secondo dopoguerra: attualità di un dibattito storiografico”, in M. Scarpari e T. Lippiello (a cura di), Caro maestro… Scritti in onore di Lionello Lanciotti per l’ottantesimo compleanno, Cafoscarina, 2005, pp. 547-559.

Ferretti Valdo, “The Globalization Process from South to East Asia and Japan’s Adhesion to the Colombo Plan in 1954”, in J. Beaumont, A. Canavero (eds.), Globalization, Regionalization and the History of International Relations, Edizioni Unicopli/ Deakin University, 2005, pp. 203-211.

Ferretti Valdo, “Un germe di intesa fra la Francia e il Giappone dopo la Conferenza di Washington del 1922”, Clio, XL, 2004, 2, pp. 345-359.

Forzani Jiso Giuseppe, I fiori del vuoto. Introduzione alla filosofia giapponese, Bollati Boringhieri, 2006.

Fujino Chiya, Una promessa d’estate (Natsu no yakusoku), trad. di Bruno Forzan, Einaudi, 2004.

Fujiwara no Teika, Il ponte sospeso dei sogni (46 poesie dallo Shinkokinshū), trad. di Pierantonio Zanotti, Ariele, Milano 2006.

Galliano Luciana (a cura di), MA. La sensibilità estetica giapponese, Edizioni Angolo Manzoni, Torino 2004.

Galliano Luciana, Musiche dell’Asia orientale, Carocci, 2005.

Gatti Francesco, “La Cina tra nihonshugi e ajiashugi”, in M. Scarpari e T. Lippiello (a cura di), Caro maestro… Scritti in onore di Lionello Lanciotti per l’ottantesimo compleanno, Cafoscarina, 2005, pp. 585-594.

Gatti Francesco, “L’invenzione delle parole. Il Giappone Meiji scopre nuovi concetti”, in Identità e alterità: tra Oriente e Occidente e tra Oriente e altri Orienti, numero speciale di Asiatica Venetiana, 1, 2005, pp. 59- 64.

(Gatti Francesco) e Caroli Rosa, Storia del Giappone, Laterza 2004.

Goto Hiromi, Coro di funghi, trad. di Cristiana De Sanctis e Valeria Trisoglio, Ediz. Socrates, 2005.

Gōzō Yoshimasu, The other voice. L’altra voce, trad. di Marco Mazzi, Scheiwiller-Playon, 2005.

Hachiya Michihiko, Diario di Hiroshima, trad. di Francesco Saba Sardi, SE Edizioni, 2005.

Hakagawa Hisayasu, Introduzione alla cultura giapponese, Bruno Mondadori, 2006.

Higashino Keiko, La seconda vita di Naoko (Himitsu), trad. di Paola Scrolavezza, Baldini & Castoldi, 2006.

Hillier Giglioli Enrico, Giappone perduto. Viaggio di un italiano nell’ultimo Giappone feudale, Luni Editrice, 2005.

Hiramoto Hiroshi,  Diario italiano (1880), a cura di Lia Beretta, C.I.R.V.I. (Centro Interuniversitario di Ricerche sul “Viaggio in Italia”), 2006.

Iijima Ai, Platonic sex (Puratonikku sekkusu), trad. di Gianluca Coci, Rizzoli, 2004.

Inoue Yasushi, Amore (Ai), trad. di Giorgio Amitrano, Adelphi, 2006.

Inoue Yasushi, Il fucile da caccia (Ryōjū), trad. di Giorgio Amitrano, Adelphi, 2004.

Ishii Motoaki, Venezia e il Giappone. Studi sugli scambi culturali nella seconda metà dell’Ottocento, Istituto Nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte, Roma 2004.

Italia-Giappone 450 anni, a cura di Adolfo Tamburello, Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente, Roma – Università degli Studi di Napoli “L’Orientale”, 2 voll., [2003], 2004.
(data la complessità dell’opera che vede un totale di 961 pagine, con circa 150 articoli, una cinquantina di schede e medaglioni, 85 autori, gli indici delle riviste con articoli sul Giappone a partire da Sakura del 1920, si è ritenuto di fare un’eccezione e, pur non essendo una rivista, l’indice completo è stato inserito nel sito alla sezione “Spoglio riviste”).

Kanehara Hitomi, Serpenti e piercing, trad. di Alessandro Clementi, Fazi, 2005

Katayama Kyōichi, Gridare amore dal centro del mondo (Sekai no chūshin de ai wo sakebu), trad. di Marcella Mariotti, Salani, 2006.

Katayama Yōko, Come diventare un buon cane (Rippana inu ni naru hōhō), trad. di Marcella Mariotti, Salani, 2005.

Kawabata Yasunari, Racconti in un palmo di mano, trad. di Ornella Civardi, Marsilio 2006 (ristampa che include i tre precedenti volumi Suggestioni e artifici, La mia galleria, L’album degli schizzi, e la quarta raccolta, Un’erba, un fiore).

Ki no Tsurayuki, Tosa nikki (Diario di Tosa), trad. di Simona Vignali, Cafoscarina, 2004.

Kitano Takeshi, Nascita di un guru, Mondadori, 2006.

Kobayashi Takiji, Il peschereccio di granchi (Kani kōsen), trad. di Faliero Salis, Tirrenia Stampatori, 2006.

Kojiki. Un racconto di antichi eventi, trad. di Paolo Villani, Marsilio, 2006.

Koyama Mayumi S., “Gli oggetti in metallo kinkō della collezione P. A. Garda”, in Kinkō: i bronzi orientali della Collezione Garda, a cura di Harada Katsutoshi et al., Ever Edizioni, 2005, pp. 23-30.

Lanna Noemi, “Il problema dei libri di testo e le relazioni sino-giapponesi”, Mondo cinese, 23, aprile-giugno 2005, pp. 4-11.

López-Gay Jesús, S.J., “Il gesuita Alessandro Valignano e la missione in Giappone (1579-1606). L’inculturazione della Chiesa in Giappone”, in L’Europa e l’evangelizzazione delle Indie Orientali, a cura di L. Vaccaro, Centro Ambrosiano, Milano 2005, pp. 89-140.

Losano Mario G., “Il corso di filosofia del diritto del consigliere giuridico Alessandro Paternostro a Tokyo nel 1889”, Rivista internazionale di filosofia del diritto, 2006, n. 3, pp. 341-372.

Losano Mario G., “La geopolitica nazionalsocialista e il diritto internazionale dei ‘grandi spazi'”, Materiali per una storia della cultura giuridica, XXXV, 2005, n. 1, pp. 5-63.

Luca Augusto, Alessandro Valignano, Emi, Bologna 2005 .

Magrini Gabriella, La dama che amò due principi, Sperling, 2006 (storia romanzata di Izumi Shikibu).

Marino Susanna e Enomoto Yuko (a cura di), Il dizionario giapponese (dizionario giapponese-italiano / italiano-giapponese), Zanichelli, 2006.

Mastrangelo Matilde, Ozawa Naoko, Saito Mariko, Grammatica giapponese, Hoepli, 2006.

Matsutani Miyoko, I miei primi tre anni (Chiisai Momochan), trad. di Marcella Mariotti, Salani, 2005.

Mazzei Franco e Volpi Vittorio, Asia al centro, Università Bocconi Editore, 2006.

Mazzei Franco, “La transizione Tokugawa-Meiji. Dibattito interparagdimatico e approccio ermeneutico, in Studi in onore di Luigi Polese Remaggi, a cura di G. Amitrano, L. Caterina, G. De Marco, L’Orientale-DSA, Series Minor LXIX, 2005, pp. 257-288.

Mazzei Franco, “La nuova ‘centralità’ della Cina e il ‘rientro’ del Giappone in Asia”, Politica internazionale, IPALMO, 1/2-3, genn.-giugno 2004, pp. ????

Migliore Maria Chiara, “Motivi letterari persi e ritrovati in un aneddoto del Kara monogatari, in Studi in onore di Luigi Polese Remaggi, a cura di G. Amitrano, L. Caterina, G. De Marco, L’Orientale-DSA, Series Minor LXIX, 2005, pp. 289-296.

Mishima, Romanzi e racconti 1949-1961, a cura di Maria Teresa Orsi, i Meridiani Mondadori, 2004 (comprende nove testi di traduttori diversi e un ricco apparato critico).

Mishima, Romanzi e racconti 1962-1970, a cura di Maria Teresa Orsi, i Meridiani Mondadori, 2006 (comprende sette testi di traduttori diversi e un ricco apparato critico).

Mizuki Shigeru, Enciclopedia dei mostri giapponesi, Kappa Edizioni, 2 voll.: A-K, 2004; M-Z, 2005.

Mizuno Ryō, Cronaca della guerra di Lodoss – La guerra santa dei Re (Rōdosutō senki 5: Ōtachi no seisen), trad. di Valerio Luigi Alberizzi, Kappa edizioni, 2004.

Mizuno Ryō, Cronaca della guerra di Lodoss – I sacri cavalieri di Lodoss, l’inizio (Rōdosutō senki 6: Rōdosu no seikishi – jō), trad. di Valerio Luigi Alberizzi, Kappa edizioni, 2006.

Molteni Corrado, “Le prospettive dell’alleanza tra Giappone e Stati Uniti”, in La sfida americana. Europa, Medio Oriente e Asia orientale di fronte all’egemonia globale degli Stati Uniti, a cura di Alessandro Colombo, Franco Angeli, 2006, pp.132-149.

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Murakami Haruki, Norwegian Wood, a cura di Giorgio Amitrano, Einaudi, 2006. (È la ristampa di Tokyo blues (Feltrinelli, 1993) ma l’attuale edizione è arricchita da un’introduzione).

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Cosa è accaduto nella letteratura nipponica in seguito alla tragica esperienza della bomba atomica? In che modo poeti e scrittori sono riusciti a trovare dentro e fuori di sé una risposta all’orrore e alla paura?
A questi interrogativi vuol rispondere Dopo Hiroshima. Esperienza e rappresentazione letteraria, a cura di Gustav-Adolf Pogatschnigg (ed. Ombrecorte, pp. 159, 15 €). L’editore ci presenta così il libro:

Questo volume nasce dal convegno “Quando la guerra finisce”, tenutosi a Bergamo nel 2005, in coincidenza con il 60esimo anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki. L’agosto 1945 segna l’inizio di una minaccia reale che da allora incombe, e oggi forse di nuovo e più che mai, sull’umanità. Contro la censura politico-culturale e tramite un vivace scontro con la critica letteraria giapponese dominante, paragonabile alla discussione sul “verdetto della poesia dopo Auschwitz” pronunciato da Adorno, si afferma la genbaku bungaku, la “letteratura della bomba atomica”. Tra centinaia di testimonianze scritte in forma di diari, racconti brevi e poesie haiku e non, romanzi e piece teatrali spiccano i nomi di Kurihara Sadako, Ibuse Masuji, Hara Tamiki, Ôta Yôko e il premio nobel Ôe Kenzaburo. Anche in Europa e negli Usa, l’arte, la filosofia e la letteratura cercano una risposta a questo evento che dalla storiografia viene spesso abbinato alla Shoa. Gli autori di questo volume offrono sia una panoramica, sia esempi di analisi approfondita di vari aspetti della rappresentazione letteraria della violenza inaudita che ha preso il nome di Hiroshima. Un monito che non dovremmo mai smettere di ricordare.

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Per chi non lo sapesse, quest’anno il maggiore classico della letteratura giapponese – e uno dei più importanti romanzi a livello mondiale – compie mille anni. Il “compleanno” della Storia di Genji (源氏物語 Genji Monogatari)  è stato festeggiato in tutto il mondo il primo novembre, giorno in cui, secondo la leggenda, la cortigiana Murasaki Shikibu avrebbe terminato di redigere l’opera. Questa è divisa in cinquantasei capitoli, e narra i fasti, le ombre e gli amori di Genji, il principe splendente, così chiamato per le sue numerose qualità.

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Genji non ha ispirato soltanto opere bibliografiche, ma anche film, anime, e persino un videogioco per la Playstation. Naturalmente, non mancano le versione manga: Asaki yumemishi di Waki Yamato, il più moderno Gekka no kimi di Ako Shimaki e la versione parodica Patalliro Genji Monogatari di Mineo Maya, tutti e tre inediti in Italia.
Oggi però ci concentreremo su un tomo uscito a settembre per i tipi di Electa: Genji, il principe splendente di Gian Carlo Calza (80 pagine, 30 illustrazioni, 15 €), professore di Storia dell’arte orientale. Ecco la presentazione

dell’opera:

[il libro] consente di “entrare in un mondo dove eleganza bellezza e stile regnano sovrani sulle vicende descritte”: la società della capitale imperiale Heian (Kyoto) dei secoli IX-XII, un paese chiuso, isolato dal continente asiatico, che contiene un altro paese chiuso, quello della corte, al cui interno si trova il microcosmo delle nyobo, l’élite delle dame. Nel più ovattato di questi scrigni, gineceo dell’aristocrazia, si svolge la storia del principe Genji, luminoso per intelligenza, bellezza, cultura e raffinatezza, l’uomo ideale. […] Nel saggio iniziale, in una scrittura limpida, l’autoredisegna il quadro storico, dipana efficacemente l’intreccio del romanzo (54 capitoli, più di mille pagine), descrive con argomentazioni originali la cultura che vi è sottesa “frutto di una perfetta fusione tra l’approccio più speculativo sino-indiano del buddhismo, con la struttura politico-sociale, d’origine cinese, del confucianesimo, ma soprattutto la religiosità shintoista, quindi autoctona e primigenia, della natura”. Questa si rivela in alcune, poetiche pagine del racconto (presenti all’interno del volume nella traduzione einaudiana più classica) di una realtà sublimata che ruota intorno alle lotte per il potere, agli amori, ai successi politici, mondani, letterari, architettonici, pittorici ma anche intorno alle sofferenze, incomprensioni, gelosie, invidie, tradimenti: il che rende forse Genji il primo romanzo psicologico della letteratura universale.

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Nello spirito della collana dei Pesci rossi che conta ormai diversi saggi brevi di storia dell’arte, il volume è poi fondamentalmente dedicato alla più antica illustrazione rimasta del racconto, i rotoli dipinti di circa un secolo posteriori e a loro volta capolavoro sommo della pittura giapponese di ogni tempo.

L’immaginario derivato dal Genji all’arte figurativa è infatti incalcolabile e perdura per otto-nove secoli fino al paesista Hiroshige nell’Ottocento e ai manga di oggi. Dopo aver affrontato criticamente nel testo iniziale tutti i nodi formali del genere, dello stile e della tecnica pittorica del tempo, nell’album sono pubblicate in Italia per la prima volta, con un commento dettagliato alle singole tavole, tutte le diciannove illustrazioni rimaste, più alcune, squisite, calligrafie.

Nelle tavole e nei particolari di un’ arcaica, struggente bellezza scopriamo l’assonanza sentimentale tra l’uomo e la natura, tra il dentro e il fuori. In padiglioni arredati, giardini e camminamenti di legno sospesi sulle acque, sulle foglie, fra le colline, trascorrono le stagioni mutevoli come la realtà dei protagonisti,

uomini e donne dai volti identici come non ancora segnati dall’esistenza, che si distinguono piuttosto dalle acconciature e dai sontuosi abiti. Vivono “al di sopra delle nuvole” i membri della corte e malgrado i pittori dell’epoca fossero sicuramente in grado di riprodurre le diverse fisionomie, si preferì forse creare delle maschere perché ciascuno vi si potesse riconoscere […]

Per concludere, ricordiamo anche un’opera per comprendere il contesto nel quale il romanzo si situa, ormai divenuta un classico: Il mondo del principe splendente di Ivan Morris (Adelphi, 419, 22 €).
Buone letture

[Gli articoli e le immagini appartengono ai relativi proprietari]

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