Per maggio, è prevista l’uscita del romanzo di Ito Ogawa Il ristorante dell’amore ritrovato (traduzione dal giapponese di G. Coci, Neri Pozza, pp. 224, € 15,50). Ad essere sinceri, il nome fa pensare molto a un Harmony, ma, leggendo la trama, si ha più l’impressione di trovarsi davanti ad una sorta di equivalente nipponico di Chocolat.
Per farvi un’idea della storia, vi consiglio di leggere la presentazione dell’editore:
Ringo, una ragazza che lavora come cameriera in un ristorante turco di Tokyo, rientra una sera a casa con l’intenzione di approntare una cena succulenta per il suo fidanzato straniero con il quale convive da un po’.
Con suo sommo sgomento scopre però che la casa è completamente vuota: i mobili spariti, i suoi oggetti scomparsi, il fidanzato svanito nel nulla. L’abbandono del fidanzato e la desolante vista della casa vuota le provocano un trauma così violento da farle perdere la voce.
Disperata, Ringo perviene a una decisione drastica: tornare al villaggio natio, da cui manca da oltre dieci anni.
Nel paesino fra i monti dove vive la madre, che gestisce un piccolo bar, Ringo ritrova a poco a poco i ricordi dell’infanzia e la forza di vivere, soprattutto quando si imbatte in Kuma, un vecchio maestro delle elementari, che le suggerisce di aprire un ristorante, vista la sua passione per la cucina.
Con il denaro prestatole dalla madre, Ringo pensa di aprire il ristorante “Lumachino”, una taverna particolare che ospiterà solo una coppia al giorno e offrirà un menu pensato in base alle caratteristiche degli ospiti di turno.
Dopo circa sei mesi si aprono finalmente i battenti del “Lumachino”: i primi due clienti sono lo stesso Kuma e una vedova del villaggio. Sulla tavola, in un tripudio di colori, odori e bontà senza pari, si alternano piatto gustosissimi che attingono alle cucine più famose: giapponese, italiana, cinese e francese su tutte. L’indomani, la vedova, che vestiva di solito a lutto, passeggia con indosso uno sgargiante cappotto rosso e con un cappello a tesa larga, e il suo atteggiamento schivo ha lasciato spazio a una marcata allegria. La medesima cosa accade a tutti i clienti del ristorante: una ragazza riesce a far innamorare di sè l’ex compagno di classe che l’aveva sempre ignorata, una coppia gay dichiara felicemente al mondo il proprio amore, un arido proprietario terriero si trasforma in un gentiluomo e così via. In breve, la notizia della megia del “Lumachino” si diffonde in tutto il circondario, e il successo è così garantito, poichè tutti vogliono sedersi alla tavola dell’amore ritrovato.Intitolato Shokudo Katatsumuri, è apparso a febbraio in Giappone il film basato sul romanzo. Interpretato da Kou Shibasaki e Kimiko Yo, due star del cinema giapponese, il film sta ottenendo uno straordinario successo. [qui a lato, una foto della protagonista]
E’ vero, fa pensare a Chocolat. Aspetterò l’uscita, sono curiosa di leggerlo. Buona serata
Barbara
Vi consiglio di non badare al titolo: ho letto il libro in giapponese e ho visto pure il film e si tratta di una storia stupenda. Una delle migliori cose arrivate dal Giappone negli ultimi 20 anni! 😉
@Paki: il film ha lo stesso titolo del libro? Si trova sottotitolato in inglese o italiano?
Ciao Barbara (e tutti gli altri amici di questo sito): il film è uscito da appena due mesi in Giappone, s’intitola come il romanzo nella sua versione originale (“Shokudo katatsumuri” – “Il ristorante-lumaca”). Non esistono al momento versioni sottotitolate.
Io vivo in Asia in Korea per essere esatto, e qui e’ uscito al cinema e lo abbiamo visto sottotitolato in Koreano, che va pure bene, perche lo parliamo entrambi.
Un film bellissimo ve lo consiglio vivamente
Se a qualcuno interessa, posso confermare che il libro è uscito.
Abbracci a tutti,
Barbara
Ho letto il libro tutto d’un fiato, è una bellissima storia piena di sorprese e di delicate emozioni, come i piatti che prepara la dolce protagonista.
Sono curiosa di vedere il film.
Speriamo che esca in Italia…….
incrocio le dita.
Sto leggendo il libro, e lo stile mi ricorda Banana Yoshimoto. Per coloro che sono appassionati di questa autrice potrebbe essere un motivo in più per leggerlo.
Non sono ancora a metà, è carino, però devo confessare che non mi sta coinvolgendo come mi aspettavo.
Sono curiosa riguardo il film…
Aggiunta.
Che dire.
Ho terminato il libro.
Carino e, con la penuria di autori nipponici cui dare la caccia, comunque prezioso.
Però non mi ha trascinata.
Mi dispiace.
Magari a qualcun altro farà un effetto molto più coinvolgente.
Una parte poi mi ha proprio disturbata, verso il finale.
Non dico quale, ovviamente, ma immagino che ci siano sensibilità cui ancora non ho accesso, nonostante tutto il mio interesse per la cultura giapponese.
Non lo posso consigliare spassionatamente, anche se non posso dire che sia un libro “inutile”.
Vorrei aggiungere ancora un post, ma per fare una segnalazione. Non so dove (forse su questo stesso blog?) ho letto un titolo e una autrice che, in qualche modo, possono essere “imparentate” a Ito Ogawa, dal momento che anche qui si parla di rapporti tra madri e figlie – ma non solo.
Ho comprato il libro per pura e semplice bulimia – da – letteratura – giapponese – indipendentemente – dalla – qualità – accreditata, ma ne sono rimasta piacevolmente sorpresa, e lo consiglio:
Mako Yoshikawa, “I mille modi dell’amore”, ed. Piemme Pocket
(Su Ibs lo trovate a metà prezzo, come remainder, poco meno di € 4,00)
L’autrice in effetti è statunitense, nata da genitori giapponesi. Ma il romanzo è più che un omaggio alle sue origini.
Lo consiglio.
Sicuramente non sarà da catalogarsi tra i “classici”, ma chi ha amato “Il ristorante dell’amore ritrovato”, probabilmente apprezzerà anche questo.
Ho finito ora “Il ristorante dell’amore ritrovato” , avevo necessita di dire la mia perchè ahimè…Stava andando tutto bene fin quando…Premetto che sono vegetariana e, se non altro questo libro mi ha reso ancora piu fiera della mia scelta…Forse per i nipponici certe descrizioni cosi crude sono normali ma, cozzano in modo incredibile con la presunta dico a questo punto”presunta” dolcezza della protagonista che sta male tutto il giorno per aver distrattamente pestato due farfalle ma, non si fa scrupolo di tirare ail collo alla gallina, aprire il piccione che però le aveva inviato la dolce mammina…E vabbè per non parlare del povero maiale…Strano che non si è cucinata pure il coniglietto..a questo punto!!!Probabilmente abbiamo due idee differenti di “sensibilità”….Ora sono profondamente disgustata!!!
Avete mai letto “Dolce come il cioccolato” di Laura Esquivel da cui hanno tratto il film “Come l’acqua per il cioccolato”?(Non ricordo se è del 1991 o giù di li) Direi che quel libro è pura poesia…E credo anche che l’autrice del “Ristorante…” na abbia preso spunto perchè anche la protagonista del romanzo della Esquivel diventa muta e alcune cose che si raccontano sul come preparare i cibi sono chiaramente riprese seppur non con la stessa poesia!!!
Buonasera a tutti, ho scoperto solo oggi questo bellissimo blog, di cui sto scoprendo ogni pagina… Complimenti a *oradistelle*.
Venendo all’argomento di questa discussione, vorrei dire che ho letto “Il ristorante dell’amore ritrovato” durante le vacanze, e che l’ho adorato.
L’ambientazione, i suoi particolari personaggi, il rapporto madre-figlia… mi è davvero piaciuto.
Devo riconoscere, condividendo il pensiero di Mary, che la scena… a cui fa riferimento ha dato fastidio anche a me. Ho provato a leggerla tenendo bene a mente la sacralità del gesto e dell’intento, ma una parte di me si è profondamente ribellata.
A parte questo, mi è piaciuta molto la storia, che nel finale mi ha profondamente commossa.
p.s.: mi segno quindi la segnalazione di Barbara su “I mille modi dell’amore” di Mako Yoshikawa.
sotto consiglio di Barbara, mi sono recato nella mia libreria di fiducia (Mel Bookstore, Roma, via Nazionale) che ha un intero piano dedicato all’usato tra cui un interessantissimo settore “letteratura orientale” dove ho trovato i 2/3 dei libri giapponesi che possiedo!
“I mille modi dell’amore” è uno di quei romanzi che mi ammiccava dallo scaffale da anni. Due giorni fa ho deciso che era iul momento di acquistarlo. L’ho quasi finito di leggere e devo dire che mi sta piacendo molto. Il Giappone in realtà non è molto presente, ma trovo lo stile della Yoshikawa molto nelle mie corde!
Dimenticavo. La lettura di “I mille modi dell’amore” mi ha fatto rivenire in mente un altro romanzo di un’autrice nippo-canadese.
Si tratta di Hiromi Goto e il libro è “Coro di Funghi”, edizioni Socrates. Lo trovai anni fa in un cafè letterario e lo comprai subito. Non ha nulla a che vedere con il mondo delle geisha, ma affronta il rapporto generazionale di tre donne divise tra le radici (il Giappone) e la nuova patria (il Canada).
Si trova anche su ibs, qui:
http://www.ibs.it/code/9788872020234/goto-hiromi/coro-funghi.html
Ho letto alcuni mesi fa “Coro di Funghi”, di Hiromi Goto. Mi è piaciuto molto, qui è la “nonna” il personaggio centrale, la vera giapponese che si rifiuta persino di imparare la lingua del Nuovo mondo – apparentemente – ma che poi, un bel giorno, decide di uscire, andare via dal bozzolo protettivo della casa della figlia, ed affrontarlo questo nuovo mondo, senza alcuna paura. L’ho trovato molto “forte” anche perchè tratta anche dei rapporti interculturali, in un certo senso – penso alla relazione che instaura con il camionista che le da un passaggio e che poi non la lascia più. Lo consiglio anche io a cuore aperto.
Sono contenta che Oz abbia apprezzato “I mille modi dell’amore”, perchè temevo che lo trovasse troppo sentimentale. Sicuramente, comunque, mi è piaciuto molto di più del “Ristorante dell’amore ritrovato” e con uno spirito più leggero insisto nel consigliarlo.
ho letto con curiosità il romanzo, è una lettura leggera, ma che induce a riflettere in modo del tutto silenzioso e pacato su temi non facili. sarei curiosa di vedere il film…
Ciao a tutt,
sto finendo di leggere questo libro, all’inizio mi è piaciuto molto, ma poi continuandio a leggere mi ha deluso…
Scusate per la mia critica….:)